Biografia

Michela Nibaldi in arte Niba è nata il 03/ 06/ 1973, vive e lavora a Recanati (MC).

Da circa un ventennio con la sua ricerca artistica e la sua originale poetica ha saputo visualizzare tematiche, inquietudini ed estetiche attuali di respiro internazionale.

Le sue opere sono state esposte in molte gallerie italiane ed europee, nonchè in musei.

L’evento espositivo più importante e ormai storicizzato al quale Niba ha partecipato con cinque sculture accanto alle opere dei massimi esponenti dell’arte mondiale dell’ultimo ventennio è stato “Decadence now! Visions of excess ” a cura di Otto Urban, alla Galleria Rudolfinum e al Museo delle Arti Decorative di Praga nel 2010.

Scultrice, progettista e modellista di sculture e prototipi ha collaborato anche a realizzazioni nel settore cinematografico di maschere filmiche, protesi, effetti speciali, oggetti scenografici e make-up per film e videoclip.

Usa disparati materiali tra cui, principalmente terracotta, ma anche resina, poliuretano, polistirolo, legno, cera, stoffa ecc.

Un opera di Niba si può ammirare anche ai Giardini Pubblici B. Gigli di Recanati, parte del progetto Panchine d’Autore, in occasione del 60° anno della morte di Beniamino Gigli.

Si tratta di una panchina-scultura, realizzata in cemento e ferro battuto, dal titolo – Follow the White Rabbit- che rappresenta l’estremità superiore dell’arco-balcone di Palazzo Venieri, dove campeggia l’orologio sopra la frase volat irreparabile tempus. Seguendo il fetishconiglio, lo spettatore viaggerà nel Paese delle Meraviglie.

Autrice anche della scultura d’oro di Giacomo Leopardi, proposta dalla galleria PIOMONTI arte contemporanea, in occasione della mostra dedicata al poeta marchigiano, “Idill’io Romano” con Baldo Diodato e “Passerò da te” con Enzo Cucchi.

Attualmente, lavora al neo atelier, La Balena di Pinocchio, shop e lab che si trova nella zona più turistica della città di Recanati, a Montemorello vicinissimo a Casa Leopardi. Il negozio, di cui ne fa parte anche sua sorella Cristiana, si propone come nuovo punto di riferimento per l’artigianato artistico basato sull’idea di rinnovare le antiche orme della Confraternita dei Vasari, di cui si registrano attività in territorio recanatese già dal Medio Evo. Ceramiche artistiche, souvenir, oggettistica da regalo, home design e molte altre particolarità esclusive…tutto rigorosamente fatto a mano.

 

Mostra

“Ophidia”

2018

Terracotta, leather, mixer media

H 130 x 65 x 90 cm

Stupore, piacere e timore si contrastano e trovano armonia in un’opera simbolica la cui associazione ai temi mitologici ed al retaggio delle grandi culture antiche riappare avvicinandoci ad enigmi, misteri e chiavi di lettura dissimili.

Molteplici sono i particolari che risaltano all’occhio dell’osservatore rimanendo immobile come una preda alle emozioni che la scultura è in grado di suscitare nella psiche e nell’inconscio dell’animo umano.

Non siamo dinanzi alla figura classica e decadente della “femme fatale”, l’opera scultorea di Niba ne conserva in parte le caratteristiche stilistiche apparenti, bensì i singoli dettagli (l’applicazione degli anelli da seno riconducibili ad una pratica di carattere erotico o d’eccitazione sessuale) vengono collegati diversamente da tale funzione: la donna non è seduttrice diabolica ovvero l’idea della sessualità e dell’incantamento redime il fatto di essere lei stessa vittima e sedotta. Il serpente che minaccioso l’ avvolge e le addenta il collo sembra donargli l’elisir di una nuova vita che avviene solo dopo la morte. Il veleno che le scorre in corpo tramuta la sua pelle la quale si riveste voluttuosamente di un corpetto carnale fatto di squame e così si rigenera, rivive sinuosamente mutando lei stessa in rettile. Una metamorfosi che non pone limiti alla natura diversa dell’essere, supera questa demarcazione e si potenzia in nuova forma.

La drammaturgia del capo, il volto dolente e angosciato acquista quell’ estasi trascendente e perversa che si sublima in termini di pulsione erotica, come se avesse superato quella soglia di tormento iniziale che col perdurare del tempo conduce ad una sottomissione della sensibilità, a quella liberazione che accompagna il phatos che esala dalle sue labbra delicatamente schiuse e dal suo sguardo paralizzato, rivolto al cielo finché l’occhio insinuante del serpente ne ottiene il predominio.

Dolore e piacere, aggressività e sensualità si fondono in una sola sensazione, affrontando la tensione che si crea fra la vita e la morte come elemento fondamentale che ci permette di comprendere, trasformarci e di affrontare l’esistenza come aspetto della medesima natura.

 

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